Per un giornalismo di qualità
Si parla spesso dell'importanza e del valore di un "giornalismo di qualità". Per farlo si tende ad utilizzare l'argomentazione del come oggi sia possibile per chiunque scrivere rivolgendosi ad un vasto pubblico, grazie ad Internet ed in particolare alla cosiddetta "blogosfera", ma che questo modo di fare giornalismo non sia di qualità. Decisamente non concordo, perché se è certamente vero che non tutti sanno scrivere bene, quando a scrivere sono in tanti è naturale che fra quei tanti ci sia anche chi il giornalista lo sa fare davvero, e la grande popolarità di numerosi blog lo conferma. Oltreoceano i più abili curatori di pubbliche relazioni preferiscono sempre più spesso rivolgersi a Twitter ed ai blogger di successo, ritenendoli ormai più efficaci dei media tradizionali nel veicolare comunicazione e pubblicità. E` altresì risaputo come molti editori sostengano una concezione esclusiva di giornalismo, perché diversamente non saprebbero più come monetizzare giustificare il proprio ruolo di intermediari. Le loro tesi circa il quale sia la discriminante fra il giornalismo di buona o di cattiva qualità sono note e sono sempre le solite. Ma la realtà è un po' diversa, ed i fattori che maggiormente impediscono di fare bene il lavoro di giornalista sono ben altri, come denuncia in modo esemplare Milena Gabanelli, curatrice di Report, una delle poche trasmissioni RAI meritevoli della definizione di "servizio pubblico" e del pagamento di un canone di abbonamento. Ancora una volta, anche rispetto alla possibilità di poter fare giornalismo di qualità, il vero fattore limitante è lo stato della giustizia nel nostro Paese, una giustizia spesso tale solo per chi ha i quattrini per potersela permettere e che finisce con l'essere la negazione di fatto di ciò che vorrebbe essere una democrazia di diritto.
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