Una scelta sbagliata
La Svizzera dice no ai minareti: la Svizzera è uno stato sovrano e come tale può scegliere le proprie regole. Non penso tuttavia che lo spirito del referendum, così come il suo risultato, siano stati motivati dalla preoccupazione per questioni paesaggistiche, sicuramente già normate da piani regolatori e vincoli vari che giustamente dovrebbero impedire al territorio di trasformarsi in una specie di "puntaspilli", quanto piuttosto dalla volontà di erigere barriere contro quella che viene percepita come una islamizzazione dei propri luoghi. Ma se questo è il motivo, allora quella in oggetto è una scelta sbagliata e populista che porterà la Svizzera verso un isolamento ancora maggiore dall'Europa e dal resto del mondo. La libertà di associazione è uno degli elementi che più caratterizzano una democrazia rispetto a sistemi totalitari; luoghi di culto e gruppi religiosi sono, a mio parere, associazioni culturali come tutte le altre. O perlomeno dovrebbero esserlo. Il fatto che talvolta non lo siano, o vi sia il timore che possano non esserlo, dipende unicamente dalla mancanza di regole certe alle quali queste forme di associazionismo devono ubbidire. Regole che stabiliscano come le varie forme di aggregazione e di riconoscimento delle identità culturali, etniche e religiose siano libere, ed anzi incoraggiate, purché queste accettino in modo formale e con atto pubblico quelle che, soprattutto in conseguenza della rivoluzione francese, sono divenute le fondamenta laiche del mondo occidentale e cioè:
- La separazione fra Stato e Chiesa
- La Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo
Solo quelle forme che non accettano di rispettare formalmente tali principi sono da ritenersi vietate, e poco importa che il loro non rispetto si manifesti sotto forma di minareti o di campanili. E naturalmente tantopiù se queste realtà sono poco trasparenti e controllabili, come indubbiamente è per molte moschee, non fosse altro che per ostacoli di tipo linguistico.
Purtroppo, fra coloro che leverebbero gli scudi rispetto ad una più forte connotazione di laicità del vivere civile vi sarebbe, credo, la Chiesa Cattolica, la quale temo preferisca l'attuale impostazione, non meglio definita, ma che è proprio la causa principale del fatto che i minareti vengano percepiti come una potenziale minaccia anziché come espressione di una realtà religiosa e culturale come qualsiasi altra.
D'altra parte gli attacchi verso la laicità dello stato, magari non sotto forma di uomini-bomba ma non per questo meno devastanti, possono benissimo partire anche da organizzazioni religiose non di matrice islamica, come forse è il caso di ricordare.
Affinché una civile convivenza multietnica sia possibile (ed è meglio che lo sia, perché è inevitabile, mi dispiace per coloro che si illudono del contrario), non si devono vietare i simboli ma dare loro un contesto in cui essi possano coesistere pacificamente. Diversamente continueremo a registrare fatti come l'esito del referendum in questione o come altre vicende più o meno demenziali.
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