Dicembre 2020 - Il grande Atlantico
Analisi del dicembre più piovoso di sempre
Premesse
Dopo un anno avaro di precipitazioni ed in particolare dopo uno dei mesi di novembre più secchi da 60 anni, durante il quale sono caduti solo 20 mm, dicembre 2020 si dimostra capace di stravolgere all'ultimo un bilancio che sembrava oramai scritto. Con la bellezza di 230,2 mm (comprensivi anche di equivalente in acqua di neve, brina, rugiada e nebbia), questo mese si colloca in vetta alla classifica dei dicembre più piovosi di sempre nella nostra zona, accumulando quasi il quadruplo delle precipitazioni attese.
Sul fronte termico, invece, dicembre 2020 chiude con un'anomalia positiva contenuta di +0,99°C, influenzata principalmente dalla quasi costante copertura nuvolosa, la quale ha inibito i classici processi di raffreddamento della pianura padana, ovvero l'inversione termica per irraggiamento notturno, tant'è che se non fosse per gli ultimi giorni l'anomalia sarebbe quasi esclusivamente a carico delle temperature minime. È eloquente la carta riassuntiva della pressione media sul comparto europeo durante il mese. Una depressione d'Islanda molto vigorosa ha pilotato frequenti impulsi da ovest, favorendo anche in più occasioni la formazione di Genoa Low o di minimi sull'alto Tirreno, le uniche struttre capaci di apportare ingenti quantitativi di precipitazioni sul nord-ovest, nonchè nevicate a bassa quota. Scenari una volta piuttosto frequenti, ma che negli ultimi anni sono diventati sempre più radi, di pari passo con la scomparsa della depressione d'Islanda in favore di più coriacei blocchi anticiclonici atlantici. Blocchi che, peraltro, non riescono nemmeno ad elevarsi ulteriormente verso nord, favorendo così discese di aria fredda sull'Italia, ma vengono piegati dalla spinta delle correnti legate al moto del Vortice Polare, finendo per inglobare l'Europa e scongiurando precipitazioni per lunghi periodi.
Manovre su vasta scala e grandi nevicate in montagna
Il passaggio a condizioni di NAO (North Atlantic Oscillation) negativa ha smorzato parzialmente la zonalità consentendo agli affondi depressionari di evolvere lentamente verso levante, insistendo così più a lungo sulle nostre lande. Ma oltre alle piogge torrenziali, a far passare questo mese di dicembre alla storia contribuiranno certamente le eccezionali nevicate che hanno interessato il Settentrione italiano, con particolare riferimento all'Appennino Emiliano. Pure nella porzione centro-occidentale della Pianura Padana, tra il Piacentino e la Brianza, seppur con le dovute differenze rispetto alle quote superiori, si è osservato un quantitativo di neve assai inusuale per il mese di dicembre. Nello specifico, ritroviamo 3 schemi barici che hanno saputo portare grandi quantitativi di neve anche se a quote differenti, due dei quali molto simili tra loro. Vediamo, nel dettaglio, le principali configurazioni che hanno contraddistinto questo mese.
1) Evoluzione 2-5 dicembre
Questa volta il detto "Santa Bibiana, 40 giorni e una settimana", ovvero il tempo che fa a Santa Bibiana rispecchia quello della prima metà dell'inverno, si dimostrerà vero. Il 2/12 una modesta saccatura si approfondisce sull'est europeo e dalla sua porzione più occidentale si sgancia un'area depressionaria che, con moto retrogrado, si va ad isolare proprio sul nordovest. La omotermia è parzialmente compromessa soprattutto nei bassi strati (ultimi 300 mt), tant'è che nella sera del primo del mese le prime precipitazioni giungono come pioviggine intermittente. Tuttavia, un aumento di intensità di queste provoca, verso la mezzanotte, il rovesciamento dell'aria fredda anche alle quote inferiori, anche se l'attecchimento incontra qualche difficoltà, e al risveglio si contano solamente 2 cm. Inoltre, nel pomeriggio l'entrata dello Scirocco da est causa un lieve rialzo termico che rompe un equilibrio già precario, scongiurando ulteriori accumuli. Quasi tutta la pianura, comunque, è interessata da questo evento nevoso anche se con quantitativi modesti, ovunque inferiori a 5-7 cm. A 400 mt, invece, il manto si attesta sui 15 cm.
Nei giorni seguenti la depressione riaggancia la corrente a getto trascinandola verso sud, e provocando lo sprofondamento di una vasta saccatura nordatlantica che si va a posizionare, entro il 4/12, a ridosso della Gran Bretagna, con asse proteso fino alla penisola Iberica, attivando intense correnti meridionali tra SW e S con Scirocco al suolo, una configurazione ideale per nevicate anche abbondanti sul Piemonte. E così è: tra il pomeriggio del 4/12 e la mattina del 5/12, mentre da Milano-Pavia verso est i venti miti relegano la neve alle sole vette montuose, più a ovest e segnatamente sul basso Pavese ed in Piemonte meridionale nevica anche intensamente con temperature attorno a 0°C e rapido accumulo. Si va infatti dai 5-10 cm del Pavese occidentale (dove la pioggia ha sostituito la neve già dalla sera del 4), agli oltre 20 cm diffusi tra Voghera e Alessandria. La nostra zona si trova proprio sul confine, tanto che si osserva qualche fiocco fradicio tra la pioggia il giorno 4 e una coreografica nevicata nel primo pomeriggio del 5. Intanto in Appennino si assiste a un'abbondante nevicata. Fanno il giro del web foto che suscitano tanta amarezza: gli impianti chiusi per le ordinanze volte a contenere la circolazione del virus, ma sommersi da oltre mezzo metro di neve.
2) Evoluzione 8-9 dicembre
Negli ultimi anni sono sempre più frequenti le configurazioni di blocco, e spesso dopo lunghe fasi stabili e asciutte se ne apre una di tempo marcatamente perturbato. La vasta depressione sopraggiunta il 4/12 fa da apripista ad un canale depressionario entro cui sfilano numerose perturbazioni dall'Atlantico verso il cuore del Mediterraneo. La seconda perturbazione molto incisiva, dopo quella del 4-5/12, sopraggiunge il giorno 8. Il quotidiano Oltrepò Lombardo, in un articolo dell'11 dicembre, cita: " Dopo tre giorni consecutivi caratterizzati da intense nevicate [...] in alcune località di montagna la neve ha raggiunto i 180 centimetri e sulle vette dei monti Lesima, Chiappo e Penice sono stati superati i due metri." Invece, in Pianura Padana è tutta pioggia con temperature in rialzo e assenza di gelate, come se fosse novembre. La prima decade si chiude con l'impressionante accumulo di 140 mm di precipitazioni.
3) Intervallo anticiclonico 10-24 dicembre
Dopo un altro ben più modesto peggioramento seguito da due giorni sereni e freddi, dal 16 al 24 il severo maltempo si allontana in Atlantico, lasciando spazio alla timida avanzata di una struttura altopressoria che garantisce tempo stabile al centrosud, mentre il nord, che si ritrova sorvolato dalla Jet-stream da WSW, è costantemente interessato da una nuvolaglia sterile. In inverno la Pianura Padana, per raffreddarsi, necessita di ampi rasserenamenti notturni che permettano la dispersione di calore verso lo Spazio. Ma una copertura nuvolosa persistente, per di più associata ad una configurazione che si orienta a sfavore del freddo, non può che provocare un aumento delle temperature, anche sensibile nei valori minimi. Questo periodo durato ben 9 giorni ha notevolmente inficiato la media del mese, alzandola. Anche in collina si è assistito ad una rapida ritirata della neve al suolo al di sopra dei 600-800 mt.
4) Evoluzione 25-31 dicembre
Chiusi nelle città e impossibilitati ad usufruire degli impianti sciistici, tutti noi abbiamo patito la beffa delle montagne ricoperte di neve, specie a seguito della recente serie di stagioni invernali fiacche. E se il tempo capriccioso ha probabilmente alleviato il peso del lockdown, sta volta si percepiva un clima di attesa della neve più forte rispetto agli anni passati, forse proprio perchè in quel momento in cui i disagi connessi sarebbero stati minori, contemplare una vista completamente trasformata dell'unico paesaggio che ormai ci era consentito osservare sarebbe piaciuto a tutti. Ma la dama bianca ragiona per conto suo, indifferente alle vicende umane. Tuttavia, questa volta la sua astensione da una visita con stile alle nostre lande sarebbe stato un vero peccato.
A infrangere la monotonia di quel tempo insulso ci pensa, per fortuna, una saccatura polare con perno sulla Scandinavia e protesa verso sud ovest, seguita da aria fredda. Così, proprio nel giorno di Natale il tempo cambia bruscamente con vento e pioggia intensa. Il maltempo più insistente interessa proprio il Piacentino a partire dalla tarda mattinata. Senza alcun cuscino di aria fredda e con un modesto afflusso freddo in quota nessuno avrebbe scommesso sulla possibilità di vedere i fiocchi anche al piano: a mezzogiorno, infatti, dopo 10 mm di pioggia la temperatura è sui 7°C. Ma una provvidenziale intensificazione delle precipitazioni fa avverare l'impossibile: +6°C...+5°C...+3,5°C...+2,7°C...2,0°C... la temperatura viene abbattuta a suon di pioggia battente, e mentre il Favonio imperversa sull'alta Lombardia spingendo i termometri a doppia cifra, su tutta la pedemontana piacentina la pioggia gira in neve. Una rara quanto perfetta nevicata da rovesciamento, espressione di pura forza atlantica, senza alcun contributo del microclima padano! Dopo tutto questo arduo lavoro, purtroppo le precipitazioni sono andate scemando, concedendo così solo una fugace spolverata. Il bilancio finale è degno delle migliori perturbazioni autunnali, quasi 50 mm di pioggia in pianura e 20 cm di neve sopra i 500 mt. Per trovare un precedente simile a Natale occorre tornare al 2000, pertanto proprio per la sua rarità questo evento ha distolto momentaneamente molti occhi dai modelli meteorologici, i quali nel frattempo intravedono una nuova chance nevosa legata ad una configurazione d'altri tempi.
Il 26/12 è una splendida giornata serena e luminosa, che riporta il Sole dopo tanto tempo e che svela lo spettacolo delle Alpi e degli Appennini completamente innevati. La sera stessa è finalmente possibile un forte raffreddamento e si scende sottozero. All'alba del dì seguente fitti banchi di nebbia proteggono il cuscinetto di aria gelida consolidatosi in Pianura Padana fino all'arrivo della copertura nuvolosa. La temperatura ricala di nuovo sotto lo zero all'imbrunire. Le condizioni ci sono tutte, la pianura è pronta ad accogliere l'evento. Ma dopo anni di delusioni su questo fronte, i meteorologi propendono per la cautela, confermando la nevicata anche in pianura pur con accumuli non oltre i 15-20 cm, anche perchè la finestra temporale favorevole alle precipitazioni si limiterebbe alla notte e alla successiva mattinata. I forum sono in fermento, in quanto pare che pure città come Milano si possano finalmente svegliare sotto una coltre importante. Le conferme dei centri di calcolo arrivano fino alle soglie dell'evento, ed anzi viene rincarata l'entità delle precipitazioni previste.
Poco dopo la mezzanotte, su gran parte della pianura inizia la più importante nevicata degli ultimi 10 anni. Sebbene l'intensità inizialmente sia contenuta, le temperature negative e i suoli gelati garantiscono l'attecchimento ottimale fin dal primo fiocco, tanto che nel giro di poco è già tutto bianco.
Nel corso della notte si vanno ad attivare due nuclei di precipitazioni piuttosto intense che risalgono lungo canali leggermente più a est del previsto (stante la rapidità della perturbazione), uno tra Pavia-Monza-Bergamo, l'altro sul Piacentino. Al risveglio si contano già una quindicina di cm con -0,3°C, ma dalle 7.00 inizia a nevicare forte con fiocchi non grandi (stanti le basse temperature lungo tutta la colonna) ma fittissimi, e durante il clou, attorno alle 8.20, la visibilità si riduce a 200 mt con intensità fino a 5/10 cm/h. 20, 25, 30 cm! Sta volta l'ha fatta davvero. E mentre la stazione meteorologica si ritrova sepolta sotto la neve, sulla tavoletta nivometrica (senza misurazioni parziali e con un leggero margine di imprecisione dovuto alle dimensioni inadeguate della stessa) rilevo 31 cm a fine evento. Il paesaggio è surreale, nordico, e ogni rumore di spazzaneve o di pala è ovattato splendidamente. Il manto è di altezza uniforme grazie alle temperature e alla eccezionale rapidità di accumulo. Localmente, oltre a essere l'evento più importante del decennio per quantità lo è anche per intensità. Mai, infatti, in sole 11 ore si era accumulata così tanta neve, quantomeno nel recente passato. Gli accumuli maggiori si osservano lungo la fascia centro-occidentale della pianura, mentre il Piemonte questa volta riceve solo qualche cm e ad est di Parma è quasi tutta pioggia, eccezion fatta per le pedemontane del Triveneto. Tra i torrenti Trebbia e Arda si riscontrano gli accumuli maggiori, compresi tra 40 e 50 cm.
Il canale precipitativo associato al ramo ascendente della Jet-stream ha portato in quelle zone precipitazioni a sfondo temporalesco, non solo per i ritmi di accumulo, ma proprio accompagnandole con frequenti colpi di tuono! Anche il capoluogo lombardo si ammanta in modo consistente dopo tanti anni di penuria di neve. Dunque, si può forse desiderare qualcosa ancora? Per il meteoappassionato la risposta è sì: il rapido rasserenamento all'imbrunire. Ma il 28/12/2020 sembra intenzionato a non farci mancare nulla, e con una perfetta tempistica dal pomeriggio propone le prime schiarite in estensione verso est. Ecco che per l'effetto albedo le temperature subiscono un vero e proprio tracollo in tutte le aree innevate della pianura, ed entro la sera siamo già a -8°C nonostante le brezze. Negli ultimi 3 giorni di dicembre l'Italia viene abbracciata dalla gigantesca area di bassa pressione, ma i cieli al nord restano complessivamente sereni o poco nuvolosi, con nebbie a banchi lungo il Po (che portano in quelle zone delle temperature massime negative e dei fenomeni di galaverna) e sole invece dalle nostre parti. Temperature diurne dunque di poco sopra lo zero, a fronte di minime da brivido scese fino a -9,2°C il 29 mattina, -8,2°C il 30 sera, e -9,8°C il 31 mattina, confermando Castel San Giovanni come una delle località più fredde della pianura a seguito di questo evento. Il quadro meteorologico che ha prodotto questa fenomenologia è in realtà molto simile a quello avutosi ad inizio mese (5 dicembre). In quel caso, però, l'evoluzione più lenta non aveva permesso di sfruttare al meglio la poca aria fredda preaffluita.
Timelapse della nevicata |
Dati meteo-climatici stimati del monte Penice (1450 mt)
I dati che seguono sono il risultato di una stima piuttosto affidabile di 3B meteo. Non trattandosi di misurazioni dirette ma di semplici stime, questi dati potrebbero non corrispondere perfettamente alla realtà, tuttavia rappresentano efficaci approssimazioni del valore reale anche perchè, specie per quanto concerne gli accumuli nivometrici, essi sono stati così importanti che l'errore delle stime, in proporzione ad essi, risulta minimo.
Il grafico mette ben in risalto due periodi di assoluta eccezionalità, ovvero quello costituito dalla prima decade di dicembre, e quello costituito dall'ultima decade di dicembre e dalla prima di gennaio, durante i quali sono caduti, rispettivamente, circa 270 e 300 cm di neve fresca, per un totale di ben 6 metri, un accumulo che basta da solo a coprire 3 semestri freddi, e che invece quest'anno si è depositato in soli 40 giorni! Vi è inoltre da considerare che quest'anno la stagione è risultata particolarmente lunga, protraendosi da metà ottobre, quando si sono manifestate le prime fioccate, fino alla fine di aprile, quando l'accumulo è stato ritoccato da qualche suggestivo temporale nevoso. Da ottobre 2020 ad aprile 2021, l'accumulo di neve fresca ammonta a 7 metri (700 cm!!), contro una media storica sui 200 cm. Per rendere l'entità di queste nevicate, è come se da noi in pianura in un inverno cadessero 150 cm di neve, valore avvicinato solo nelle stagioni 1985-1986 e 2012-2013. Di fronte a ciò non sorprende che, grazie anche ad un quadro termico fedele alla norma, la neve abbia resistito fino ai primi di giugno sui versanti in ombra delle vette più alte della provincia. Ancor più eccezionale risulta il mese di dicembre, il più nevoso di questa stagione nonchè del nuovo millennio: in 31 giorni, infatti, sono caduti 470 cm di neve, una cifra ragguardevole.
Il santuario in vetta al Penice verosimilmente per Santo Stefano (dal web) |
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