GENNAIO 2022
Stabilità ad oltranza tra nebbie e favonio
1-4: Nebbioni d'altri tempi, ma in montagna è caldo record
Nonostante le ormai consuete lunghe soste dell'anticiclone sull'Italia anche in pieno inverno, mai negli ultimi anni si era assistito ad una tale persistenza delle nebbie, specie al di sotto dei 200 mt. Tuttavia, mentre la pianura si "protegge" così, sui rilievi si assiste ad una rapida consuzione del manto nevoso fino ad alta quota, tanto che l'Appennino si presenta brullo fin sulle cime. La responsabilità è da imputare ad una comparsa fuori stagione dell'anticiclone africano, il quale un'eccezionale ondata di caldo, con l'isoterma di +15°C a 1500 mt sul nord Italia, un valore pienamente estivo! Sul monte Penice a 1440 mt si registrano +18°C, ma numerosi record si infrangono anche sulle Alpi.
5-10: Un po' di freddo e precipitazioni
Nel corso della mattinata del 5 gennaio si presenta una perturbazione nordatlantica seguita da aria fredda. Inizialmente piove a tutte le quote, ma progressivamente la neve guadagna terreno a partire dal crinale, ed entro la notte sui monti Chiappo e Penice si contano una decina di cm, con quota neve scesa fin sotto i 1000 mt. Accumuli maggiori si sono registrati sui settori meridionali e orientali della provincia. Il giorno 9 tranisita un'altra perturbazione a carattere freddo: complici le temperature ampiamente negative a tutte le quote, la neve raggiunge agevolmente la pianura sotto forma di neve tonda, ma in misura esigua, mentre si accumula una spolverata a partire dall'alta collina.
11-31: Sul bordo dell'alta pressione, tra nebbie e refoli favonici
Nei giorni seguenti paghiamo ancora una volta il rinforzo del vortice polare. Nel dettaglio, un irremovibile anticiclone di blocco si erge a chiudere la porta atlantica e le correnti si dispongono dai quadranti nord-occidentali quasi continuativamente, portando così giornate limpide e piuttosto miti nei bassi strati a causa della protezione offerta dall'arco alpino che blocca le precipitazioni sul confine lasciandoci solo una tiepida ventilazione di favonio, ed il 15 gennaio si superano i +10°C dopo più di un mese. Un po' di freddo legato al transito della terza di 5 saccature, con traiettoria più occidentale, fa ingresso in Valpadana nelle prime ore di giovedì 20, dando luogo a sporadiche fioccate con accumulo di 2 cm dagli 800 mt nelle aree montane più meridionali e qualcosa di più sulle vette. Nei giorni successivi segue un momentaneo rilassamento del gradiente barico tra l'anticiclone atlantico e l'area depressionaria sui Balcani, con conseguente ristabilimento di nebbie e inversioni in sede padana, alimentate in parte anche da deboli flussi orientali. E mentre le nostre montagne si fanno sempre più scure, la massa d'aria gelida raggiunge Grecia e Turchia, alimentando intense circolazioni depressionarie che arrecano abbondanti nevicate fin sul mare. Proprio per i giorni della merla si ripropongono altre due saccature con traiettoria analoga a quelle precedenti, ma un po' più a est, tanto che dal 28 il foehn riprende a spazzare il nordovest provocando un netto rialzo dei valori termici diurni, e il 30, con +17,6°C, è piena primavera. Nella sera di lunedì 31 una poderosa irruzione favonica si presenta con raffiche fino a 47 km/h, e il mese si chiude, oltre che con +9°C a mezzanotte, sotto lo stesso segno con il quale era iniziato (eccezion fatta per la pianura che gode di giornate più limpide ma decisamente troppo miti per il periodo), ovvero all'insegna di stabilità e caldo fuori stagione sui rilievi. L'unica nota positiva è la permanenza della neve a partire dai 1000 mt nelle zone in ombra, ma è completamente scomparsa dai versanti meridionali.
Bilancio
Come nella seconda metà di dicembre, a contenere almeno parzialmente gli eccessi di temperatura ci ha pensato il nostro microclima, il quale ha garantito fitti nebbioni con una frequenza quasi straordinaria rispetto al recente passato. L'anticiclone è stato il protagonista indiscusso del tempo di casa nostra, relegando il grande freddo sui Balcani e in Medio Oriente, e le nevicate sui versanti confinali e sul basso versante adriatico. Si è osservato sempre lo stesso tipo di circolazione, tanto che ora, oltre all'assenza di neve sulle montagne, si registra una crescente siccità, visto anche il bilancio idrico decisamente sottotono con cui si è concluso il 2021. Non vi è nulla da segnalare per questo mese, se non le forti brinate (27 gelate), i 14 giorni con nebbia, la calabrosa del 25 in collina e i 4 eventi di galaverna. La neve ha condotto una resistenza strenua nei versanti in ombra poichè, a dispetto delle temperature spesso miti, a partire da quote collinari l'aria si è sempre mantenuta secca, contribuendo così al mantenimento di dew point (punto di rugiada) negativi. La media del mese è di +2,05°C (+0,75°C dalla media climatica di riferimento), addirittura più caldo di dicembre. Gli estremi sono di -5,8°C il 13 e +17,6°C il 30. Le precipitazioni risultano decisamente scarse, appena 15,8 mm. Gennaio trascorre senza colpo ferire e trascina nell'anonimato la parte statisticamente più fredda dell'inverno.
Temperature medie (°C) | Prp (mm) | ||
-1,65 | +7,38 | +2,05 | 15,8 |
L'eccezionale nevicata di Atene
Mentre l'Italia è intrappolata nell'anticiclone, nella notte tra il 24 e il 25 gennaio una intensa ondata di freddo, che assume caratteristiche di eccezionalità su alcune zone del Mediterraneo, investe in pieno i Balcani e la Turchia, ma sono soprattutto la Grecia e le isole dell'Egeo a sperimentare i fenomeni più importanti. Atene, città consuetamente mite anche d'inverno, viene sorpresa da una bufera di neve che non si vedeva dalla fine degli anni Sessanta, ed il giorno seguente si risveglia sepolta sotto un manto che varia dai 40 ai 60 cm di neve (!!). I fenomeni sono risultati principalmente a sfondo temporalesco stanti i forti contrasti termoigrometrici. Una nevicata che ha fatto rosicare tutti coloro che aspettano di andare a sciare in Appennino, dopo che l'anno scorso, stagione potenzialmente propizia, era stato vietato. Morale: l'inverno non è inesistente, ha solo sbagliato strada.
L'eruzione di Hunga-Tonga e l'onda di pressione
Un altro evento certamente eccezionale, anch'esso avvenuto in un altro luogo del globo, ci ha invece coinvolti almeno in parte. Il 14 gennaio, esattamente dalla parte opposta del pianeta, nel Pacifico meridionale, è avvenuta un'importante eruzione del vulcano Hunga-Tonga. L'evento è stato di portata notevole, tanto che il boato è stato avvertito a 1000 km di distanza. La nube che si è innalzata per diverse decine di km in atmosfera ha raggiunto un diametro di 500 km; ciononostante, sembrano scongiurati i temuti effetti che questa massiccia immissione di polveri in atmosfera avrebbe potuto avere sul clima. L'onda di energia, tradottasi in un'onda di pressione atmosferica, ha invece viaggiato ben più della cenere, percorrendo il pianeta più volte per tutta la sua estensione, raggiungendo l'Italia nella sera del 15 per la prima volta, e in seguito a più riprese per più di 72 ore.
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