Inverno 2017-2018


Una stagione dinamica e interessante

Il clou dell'ondata di gelo di fine febbraio 2018

Ottobre

Dopo un'estate lunga, siccitosa e molto calda, e dopo un settembre più fresco e piovoso, ottobre prosegue senza versare una goccia d'acqua. Le temperature, soprattutto verso la fine, si portano di parecchi gradi al di sopra della media.

Novembre

La prima decade vede il ritorno di precipitazioni consistenti e delle prime nevicate in montagna, seguite da un graduale calo delle temperature. Il 13 Bologna si sveglia ammantata di bianco. Da metà mese si presentano le prime gelate, dapprima deboli, poi più convinte, e il 29 i fiocchi fanno la loro prima (breve) comparsa anche da noi.

Dicembre

A inizio mese sfuma la tanto annunciata nevicata: sebbene prevista fino alla sera precedente, la perturbazione si presenta fiacca e le precipitazioni troppo deboli per portare i fiocchi fino in pianura, e l'imbiancata resta relegata alla bassa collina (200 mt). Ma il 10 una nuova perturbazione dall'Atlantico porta poco meno di 5 cm, seguiti da un pesante gelicidio il giorno seguente, il quale provoca maggiori danni soprattutto in Appennino. Abbondanti le nevicate sulle Alpi, seppure da quote medie. La circolazione, che vede numerosi impulsi artici raggiungere il Mediterraneo, si mantiene fredda fino a Natale, quando il ritorno di tempo più uggioso provoca un inevitabile rialzo termico, soprattutto nei valori minimi.

Gennaio

Capodanno vede il ritorno della neve in pianura, giusto una spolverata ben presto cancellata da un tiepido sole. Segue tempo mite, con nuova pioggia per l'Epifania e neve a quote medio-alte. Le temperature si portano su valori decisamente dolci a partire dalla metà del mese, quando tra giornate serene e asciutte si superano più volte i +10°C. Solo verso la fine l'anticiclone è costretto a ripiregare sotto la spinta di alcune perturbazioni che riportano la neve sulle Alpi (stagione fin qui ottima per loro).

Febbraio

L'ultimo mese dell'inverno porta finalmente tanta neve in Appennino. Tra il 5 e il 6 febbraio le colline si imbiancano fino a quote bassissime, così come il giorno 13. Le temperature si mantengono sottotono a dispetto del tempo prevalentemente uggioso. La terza decade è in assoluto la migliore. Si attua una stupenda ciclogenesi invernale sul Tirreno, la quale richiama aria fredda e porta precipitazioni contemporaneamente; nevica abbondantemente fino alle prime colline, ma nei giorni 22 e 23, all'alba, i fiocchi più temerari imbiancano per due volte consecutive anche il giardino di casa. Ma il bello deve ancora venire: l'anticiclone delle Azzorre si spinge verso nord-est convogliando una massa d'aria gelida dalla Russia (il cosiddetto "Orso") verso l'Europa. Il 25 irrompe prepotentemente la bora, e dopo una mini bufera che apporta giusto una spolverata, prontamente rimossa dal fenomeno di vento scaccianeve, la temperatura crolla sottozero. È un evento di portata storica per buona parte d'Italia, come per Roma e Napoli, ammantate da una bella coltre rispettivamente il 26 e il 27. Tantissima neve cade sul medio versante adriatico fino alle coste per un fenomeno di stau indotto dall'Adriatico e dalla disposizione trasversale dell'Appennino rispetto alle correnti da NE (effetto ASE). Al nord si gela, con temperature di -15°C a 1500 mt, in pianura prossime ai -10°C di notte, ma senza brina a causa dell'umidità relativa bassissima della massa d'aria continentale, e di giorno con cieli tersi e una radiazione solare ormai intensa non si resta mai sotto gli 0°C. Il 28 la base dell'alta pressione viene tagliata e si riapre il flusso di depressioni atlantiche con latitudine molto meridionale. Così, la sera stessa sopraggiunge la prima perturbazione, la quale provoca un rapidissimo rialzo termico nel resto d'Italia, ma porta i primi fiocchi anche sul Settentrione. Il mese chiude freddo, con buone precipitazioni, tanta neve in collina e oltre un metro sul monte Penice.

Marzo

La perturbazione giunta la sera del giorno precedente porta circa 10 cm in 16 ore con temperature negative. La mattina del dì seguente la seconda perturbazione calda prova a scalfire il cuscino di aria gelida incastrato in Pianura Padana, ma con scarso successo, e la neve cade ancora da Reggio Emila verso ovest (ancora qualche cm). Il giorno 3 sopraggiunge da SW la più mite e intensa perturbazione, ma grazie a momentanei rasserenamenti notturni che hanno garantito un modesto effetto albedo, contrariamente a quanto previsto dai modelli, la neve riprende a scendere fino in pianura dalle 8 del mattino, ma i fiocchi sono bagnati a causa dell'ingresso delle correnti più temperate in quota. Infatti, a metà mattina, precipitazioni più deboli non riescono a contenere il rialzo termico alle quote medie (le più critiche) e infatti una parentesi di pioggia erode il nuovo sottile manto faticosamente accumulato nelle ore precedenti. Ma un nuovo rinvigorimento delle precipitazioni garantisce, poco dopo, il ristabilimento dell'omotermia della colonna d'aria ed il ritorno improvviso e quasi immediato di una cascata fazzoletti bianchi; inizia così una bellissima nevicata a larghe falde che si protrae fino all'ora di pranzo accumulando con straordinaria intensità e concludendosi dopo aver ricoperto tutto con altri 10 cm di manto. Sebbene l'accumulo totale sia decisamente maggiore, l'altezza del manto non supera mai i 15 cm, complice anche la forte radiazione solare marzolina e le pause tra una nevicata e l'altra. Il mese prosegue con altre piovose perturbazioni atlantiche e una seconda ondata di freddo che porta nuova neve fino a bassissima quota il 19 e le ultime gelate all'inizio della terza decade. Solo con l'ultima settimana si assiste ad una graduale rialzo termico che porta temperature primaverili con raggiungimento della soglia dei +20°C. Il mese si chiude decisamente più freddo della norma e con tantissima neve che resiste sulle Alpi e sul crinale Appenninico.

Situazione alle 13.00 del 1 marzo

Fiocchi a larghe falde del 3 marzo

Verso la fine della terza nevicata

L'inverno in primavera

Aprile

Dopo una prima metà che ha visto temperature tipiche del periodo e il transito di due corpose perturbazioni atlantiche, dal giorno 16 si impone un rovente anticiclone che porta temperature quasi estive sul finale, quando si sfiorano i +30°C. Notevole la grandinata del 12 aprile.

Notevole accumulo grandinigeno


Bilancio

La stagione fredda è stata complessivamente molto lunga ed è inizata bene con le prime nevicate a bassa quota di novembre. Gli unici rammarici derivano dalle mancate abbondanti nevicate fino al piano in dicembre e dalla pausa mite di gennaio. In innumerevoli occasioni si sono osservati fiocchi fradici tra la pioggia oppure ha accumulato neve bagnata per quel maledetto grado in più. Infatti, la nota positiva riguarda il bilancio idrico e nivometrico di Alpi e Appennini, che finalmente assistono ad una stagione letteralmente "con i fiocchi". Complessivamente è stata una stagione buona anche per la pianura, con 4 mesi freddi e instabili (combinazione che non si vedeva da tempo), anche se la parte più entusiasmante è arrivata nella seconda metà. Riassumendo, gli highlights dell'inverno sono, per la nostra zona, il freddo e il gelicidio di dicembre, le abbondanti nevicate fino in collina di inizio febbraio, le frequenti fioccate dovute alla ciclogenesi di fine febbraio, la intensa ondata di freddo di fine febbraio e le 3 nevicate di inizio marzo. Nonostante le varie occasioni sfumate, la nevosità stagionale è prossima alla norma anche in pianura.

Inverno certamente su un'altra linea rispetto alle stagioni precedenti, ma che su molti aspetti ha deluso viste le potenzialità di una circolazione così frequentemente invernale. Non si è avuta una nevicata davvero importante e i fenomeni di rilievo si sono manifestati quasi tutti alla fine, quando l'avanzamento stagionale ne cancella ben presto le tracce. Ad ogni modo, sono stati frequentissimi gli episodi che hanno tenuto gli appassionati incollati alle emissioni modellistiche.

Voto: 7

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