Caldo 2023 - Solo sfortuna?
Analisi delle possibili causa dell'anomalia locale
Premessa
Il 2022 ci ha fatti sussultare per la fila di anomalie a cui nemmeno in epoca di Riscaldamento Globale eravamo abituati, tuttavia quello che si sperava fosse solo una parentesi limitata in realtà non ha ancora avuto fine. Il 2023, infatti, ad ora non è affatto da meno, e, a dispetto di incoraggianti tendenze modellistiche (una ad una smentite), l'anno in corso somiglia molto di più al suo predecessore che non alle precedenti annate meno anomale. Anche sotto l'aspetto pluviometrico la situazione è molto simile a quella dell'anno passato, con soli 265 mm accumulati da inizio anno, solamente 20 mm in più rispetto allo stesso periodo del 2022. Tuttavia basta leggere le cronache per rendersi conto che la situazione a livello nazionale è meno allarmante, e a popolare i quotidiani sono perlopiù notizie di alluvioni o forti temporali. A livello termico, l'estate 2023 sta trascorrendo eccezionalmente calda al sud, ma su almeno tre quarti del Settentrione hanno prevalso situazioni di instabilità con rovesci e grandinate, fenomeni che hanno giocato un ruolo cruciale nel contenere gli eccessi di temperatura. Ricapitolando, grazie a frequenti e diffuse fasi piovose, al nord la serie di anomalie positive che proseguivano ininterrottamente da circa un anno si è interrotta a maggio, ma in piccole aree come la nostra l'assenza cronica di fenomeni ha esaltato le anomalie locali. Nel seguente articolo proveremo a spiegare questa tesi tramite il confronto con la serie di dati meteo della bassa pianura reggiana, area dal clima simile ma che ha assistito a precipitazioni molto più consistenti nel corso di questo 2023.
Procedimento
1) Anzitutto era necessario confrontare la serie storica di Castel San Giovanni con quella della bassa reggiana (ottenuta dalla media di 4 stazioni: Novellara, Castelnovo di Sotto, Rolo, Correggio) al fine di ottenere quello che è lo scarto medio, punto di partenza per ogni altro tipo di confronto tra le due realtà microclimatiche. Sarebbe stato più corretto confrontare almeno un decennio di rilevazioni ma siccome la mia stazione esiste solo da ottobre 2020 ce la facciamo andare bene. Per semplicità verrà confrontata la temperatura media ottenuta come (Tmax+tmin)/2. Come prima cosa è emerso un dato piuttosto interessante, ovvero che la temperatura media delle due aree è pressochè identica (CSG risulta più fresca di appena 0,03°C, un valore trascurabile). Questa somiglianza spontanea tra i profili termici delle due stazioni segnala che il confronto tra queste località non è solo fattibile ma anche affidabile.
Il grafico non mette in evidenza comportamenti particolarmente visibili, ma mostra una tendenza al rialzo negli ultimi mesi, che fa sì che la temperatura di CSG superi in maniera stabile quella della bassa reggiana.
2) Per scoprire a chi imputare questo rialzo dobbiamo anzitutto analizzare separatamente le massime e le minime.
Dalle minime emerge un comportamento ciclico molto interessante. Per buona parte dell'anno risultano più miti a CSG perchè l'aria è sufficientemente calda da muoversi anche in verticale (convezione) dunque l'orografia del nord-ovest non è più limitante e la maggiore altitudine rispetto alla bassa reggiana (80 vs 30-35 mslm) ci espone maggiormente alle brezze. D'inverno l'aria è fredda e si muove in maniera laminare in quanto stratificata, e il nord-ovest si trova maggiormente riparato dalle catene montuose, quindi con maggiori potenziali di raffreddamento rispetto al nord-est che invece è aperto al mite Scirocco oltre che alla più fredda Bora (che comunque essendo un vento spesso limita la discesa delle temperature nella notte). A questa importante predisposizione della pianura occidentale va aggiunta una maggior ricorrenza delle nevicate, e quindi in ultima istanza dell'effetto albedo che ne consegue, senza contare l'impatto delle nebbie (delle quali purtroppo non ho dati riguardanti la bassa reggiana): CSG si trova infatti sufficientemente in basso da sperimentare buone inversioni ma anche abbastanza sopraelevata da osservare perlopiù nebbie basse/radenti (grazie anche alle brezze di monte che le allontanano verso il Po e quindi aiutano, purchè deboli) che non limitano il raffreddamento per irraggiamento.
Le massime, invece, divergono in maniera pressochè costante con CSG, stabilmente più fresca di circa mezzo grado, ma ecco che nell'ultimo periodo, precisamente da maggio 2023, la nostra località recupera gradualmente fino a portarsi in maniera stabile attorno ai valori della bassa reggiana. Abbiamo trovato l'impostore! Ora bisogna indagare le cause di questa importante anomalia esclusivamente locale delle massime che nei 3 anni passati non si era mai osservata.
3) L'unico fattore che può avere un impatto così significativo nelle temperature massime durante il periodo caldo dell'anno è il maltempo. La nuvolosità e ancor più la pioggia, che spesso da maggio risulta di intensità quantomeno moderata, limitano significativamente le temperature massime. Inoltre suoli più umidi aumentano l'inerzia termica del terreno, poichè anche nelle settimane successive impiegano parte dell'energia solare per fare evaporare l'acqua contenuta (calore latente di evaporazione) restando così meno caldi. E se l'aria fredda può contenere meno umidità, l'aria a contatto con un suolo più fresco non ne favorirà l'evaporazione, cosicchè questo preserverà la propria umidità, attivando un circolo vizioso che rende quella determinata area geografica meno propensa al riscaldamento. Per verificare la tesi, ovvero che la responsabilità di questo divario termico risieda nelle differenze pluviometriche, mettiamo a confronto le precipitazioni rilevate presso le due località.
Dal grafico si evince una forte disomogeneità nel regime precipitativo a partire proprio dalla scorsa primavera, probabilmente insolita su distanze così brevi. Uno scarto così importante ha sicuramente favorito l'instaurazione del ciclo di cui parlavo sopra: la scarsa piovosità a Castel San Giovanni ha reso i suoli più secchi, dunque più propensi a riscaldarsi, e l'aria più calda ha assorbito da essi maggiori quantità di vapore acqueo, il che ha ulteriormente inaridito i suoli e li ha predisposti a un repentino riscaldamento. A coronamento dell'articolo, ecco un grafico che sintetizza la relazione tra la minor piovosità e le temperature massime più elevate: la linea rossa è ancora la media mobile su 60 giorni della differenza di temperatura massima tra CSG e la bassa reggiana, mentre in azzurro è rappresentato il deficit pluviometrico di CSG rispetto a Suzzara. Il riscontro visivo è pressochè immediato e se ne deduce una relazione di causa-effetto.
Ricapitolando, quindi, una delle cause principali delle anomale temperature che stiamo osservando a scala locale è certamente la scarsa piovosità, fattore che predispone il suolo ad un maggiore riscaldamento diurno. Tale situazione sta determinando un'amplificazione delle anomalie termiche rispetto alle zone che osservano un bilancio pluviometrico in pari o addirittura positivo, situazione riguardante anche le aree che ho scelto per il confronto. È possibile intuire di conseguenza che tale situazione possa volgere al capolinea solo con il ritorno di precipitazioni abbondanti e frequenti anche sulla nostra provincia, una delle poche in Italia a non aver assistito a un miglioramento rispetto al siccitoso 2022.
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