GENNAIO 2024

Inverno con il contagocce

1-9: tante nubi e una forte perturbazione, in un contesto più mite del normale

Il primo mese del 2024 esordisce con la forte zonalità ereditata dalla fine di dicembre, con tante nubi basse e nebbie, qualche nevicata sulle Alpi confinali e un quadro termico più tipico dell'autunno. Questo avvio zonale è sintomo di differenze di pressione molto accentuate tra alto e medio Atlantico; l'attenuazione di questo gradiente (inversione di segno della NAO) ha motivato una improvvisa ondulazione della corrente a getto sul finire della prima settimana di gennaio, ed una di queste ondulazioni, una saccatura seguita da aria polare-marittima, si è inserita dalla Valle del Rodano sul Mediterraneo, generando uno strutturato minimo di pressione che ha richiamato intensi venti meridionali sull'Italia. Il lento movimento di questo e la componente spiccatamente sud-orientale della ventilazione che ha accompagnato questo ciclone ha dispensato precipitazioni per molte ore su tutto il nord Italia, con accumuli abbondanti nelle zone soggette a stau, ovvero l'Emilia centro-orientale e la Brianza. Il graduale afflusso dell'aria più fresca sopracitata ha permesso anche un calo delle temperature in quota, dove, da sabato, è tornata a cadere la neve al di sopra dei 900 mt, con 20-30 cm di accumulo sulle principali vette della Val Tidone e Val Trebbia. Discorso diverso, invece, per la pianura, dove l'aumento della nuvolosità ha fiaccato lo strato inversionale, producendo un aumento termico. Sul finire della prima decade, tuttavia, la traslazione dell'area depressionaria verso levante ci ha esposti al richiamo di aria più fredda da est, grazie anche alla spinta verso nord dell'anticiclone delle Azzorre; il calo termico tuttavia fatica a propagarsi al suolo a causa delle nubi da stau indotte dai venti di Bora.


Verso la Scaparina (1000 mt)

Altra neve è in arrivo...

Monte Chiappo (1699 mt) a fine nevicata

10-14: discreto calo termico e restaurazione del profilo inversionale

Il 10 gennaio il cielo torna a rasserenarsi, e l'aria fredda ha modo finalmente di sedimentare: nei giorni seguenti si registrano così estese e intense gelate al nord, con valori prossimi a -6°C in provincia, conditi da nebbie diffuse come mostrano le immagini satellitari qua sotto. La notte più fredda qui si registra il 13, con -4,1°C. Le temperature risalgono invece in quota grazie alla maggiore invadenza di un debole prontorio anticiclonico, ma lo scorrimento di un veloce impulso sui Balcani le mantiene prossime ai valori tipici di questo periodo.


Oltrepò, Piacentino e Parmense al culmine della prima ondata di freddo del mese

Discreto innevamento oltre i 1000 mt

Castel San Giovanni al limite della nebbia

15-22: Italia contesa, appuntamento gelido sfiorato

La seconda decade di gennaio si è aperta nella generale confusione della modellistica previsionale: ad un crollo dell'Arctic Oscillation e della North Atlantic Oscillation, frutto dell'improvviso calo delle velocità zonali in quota che aveva prodotto un riscaldamento stratosferico di tipo minore si contrapponevano un PNA anch'esso negativo, solitamente sfavorevole per portare il freddo sull'Italia, e soprattutto una MJO troppo lontana dall'area pacifica, dunque con scarsa influenza nella modulazione della corrente a getto nell'area dove "partono" le onde di Rossby. Questa situazione si è risolta proprio con una via di mezzo tra freddo e caldo sul nostro paese: da metà mese, una saccatura ricolma di aria gelida (la stessa massa che da settimane portava record di freddo in area scandinava) si è mossa in verso antizonale. Questa situazione, specie se supportata da un PNA negativo, porta (come spesso osservato negli scorsi inverni) ad un asse di saccatura proteso troppo verso occidente, che porta dunque i venti gelidi ad interessare solo le nazioni transalpine e a sfociare in Atlantico, dove un calo dei geopotenziali produce di contro un aumento della pressione sull'Europa meridionale. È il cosiddetto paradosso della NAO, un indice la cui negatività in inverno porta spesso a fasi dinamiche e fredde per l'Italia, ma che se troppo intenso può soritre l'effetto opposto. Talora può favorire (o forse addirittura indurre) dinamiche di stratcooling, che solitamente sanciscono un lungo periodo di non-inverno, ma fortunatamente quest'anno la stratosfera polare è relativamente "mite". Vi è comunque stato un marginale coinvolgimento del nord Italia, dove a 1500 mt si sono osservati repentini sbalzi termici per tutta la terza settimana di gennaio. E così, il 15 gennaio, l'imponente colata artica sfiora il nord Italia, inserendo un po' di freddo che ha modo di sedimentare, ed il 16 un denso nebbione freddo gela sugli alberi producendo la galaverna, dopodichè il suo sollevamento "sistema" la colonna soprastante portando ad una situazione di perfetta omotermia. Purtroppo, però, il richiamo libecciale che precede la successiva perturbazione si rivela troppo invadente, e di conseguenza piove fin sulle vette. Al seguito della perturbazione entra nuova aria fredda con intense raffiche di Bora, e nei giorni seguenti grazie al rialzo barometrico si crea uno strato pellicolare in sede padana, con gelate intense ed estese anche nei centri città.


Repentini sbalzi termici

16 gennaio

Lungo la ciclabile...

...temperatura negativa...

...e nebbia fitta

23-31: Anticiclone e nebbie fitte

Lo schema descritto nel precedente paragrafo ha portato ad un corposo travaso di vorticità dall'area scandinava a quella groenlandese, e questo si è tradotto in un ripristino del gradiente termico-barico tra medio e alto Atlantico e soprattutto in un rinforzo del getto in uscita dal nord America. Questa manovra ha fortificato l'anticiclone subtropicale che si è esteso fin sull'Europa, garantendo stabilità e temperature molto miti per la stagione (fino a +30°C sulla Spagna, mai successo finora nel mese di gennaio). L'elevata compressione adiabatica indotta dall'anticiclone ha favorito il ristagno di inversioni termiche ed inquinanti in sede padana, nonchè la formazione di nebbie talora persistenti anche grazie all'azione di comrpessione di una massa d'aria già umida, processo che ne favorisce la condensazione. Verso metà della terza decade le temperature in quota culminano con valori di +10°C a 1500 mt, mentre le gelate interessano la pianura.


Nebbia persistente per gran parte della terza decade

L'isola di calore milanese buca la nebbia

Suggestiva galaverna la mattina del 30/01 sui colli

Bilancio

Per il terzo anno consecutivo, la prima settimana di gennaio trascorre mite, con nebbie e nubi basse. A seguire si è osservata parecchia dinamicità, ma con una circolazione atmosferica sempre poco favorevole a portare l'inverno a sud delle Alpi. A seguito della corposa perturbazione dell'Epifania, che ha accumulato 39 mm di pioggia e un po' di neve in alto Appennino, è entrata aria fredda da est responsabile del ritorno di gelate e galaverne, dopodichè una nuova irruzione fredda a metà mese è stata annientata dal richiamo mite di una perturbazione atlantica che ha arrecato altri fenomeni, e al cui seguito sono entrati nuovamente venti freddi da nord-est, con altre giornate rigide all'inizio della terza decade. Sul finire del mese, però, una ripartenza della zonalità associata ad un rinforzo del Vortice Polare è stata responsabile del ritorno dell'anticiclone subtropicale, con immediato e incipiente rialzo termico e successivo blocco atmosferico fino a fine mese. Questa situazione ha determinato l'accumulo di inquinanti in pianura padana, ma anche la formazione di nebbie e di un coriaceo strato inversionale che ha mantenuto le temperature prossime alle medie del periodo, mentre sui rilievi ha prevalso un anticipo di primavera. Si è chiuso così senza neve il mese notoriamente più freddo dell'anno, ma la nota di merito è che a fronte di un'anomalia termica positiva di +1,70°C (media mensile +3,00°C) le precipitazioni sono ammontate a 52,6 mm, con conseguente riempimento dell'invaso artificiale del Molato. Al cumulato hanno contribuito 5 giorni di pioggia, ma in piccola parte anche le brinate e le nebbie (frequenti 0,3 mm), e proprio le nebbie in particolare si sono presentate con insolita frequenza, ben 15 giorni, e addirittura per 65 ore consecutive tra il 27 e il 30. Gli estremi mensili, così come le sole 17 gelate, anche quest'anno riflettono un andamento di blando inverno, e segnano -6,4°C (21/01) e +17,3°C (27/01).

Temperature medie (°C) Prp (mm)
-0,36 +7,58 +3,00 52,6

Confronto termico tra l'alta e la bassa Val Tidone (dati da rete CML) - link all'articolo sull'inversione termica

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